top of page

Registri vocali: facciamo chiarezza!

Bentrovati, anche questo venerdì, nel nostro Blog di esplorazione della voce umana. Uno strumento semplice e diretto che ci aiuta a scoprire come funziona la voce quando canta o quando semplicemente parla. L'obiettivo è acquisire consapevolezza: tutti, con gli strumenti giusti, possiamo cantare e magari vivere l'ebrezza di farlo in un coro Pop-Gospel, così come lo è, nei cori Music&More, per i nostri coristi.


Nelle scorse settimane abbiamo parlato di respirazione diaframmatica, palato molle e ginnastica facciale (ti consigliamo di recuperare i Post qui se non li hai ancora letti), abbiamo notato come ognuno di questi aspetti siano fondamentali per cantare e avere non solo una voce più bella e nitida ma anche sana: ossia senza alcun sforzo dei muscoli del collo e senza stress per le corde vocali.

Oggi andremo più nel dettaglio e ci daremo qualche consiglio specifico su come applicare la ginnastica facciale al canto (argomento della scorsa settimana), questo ci aiuterà a differenziare i registri vocali. Prima però dobbiamo parlare di registro vocale!

Attorno al concetto di registri vocali c'è spesso confusione che purtroppo alimenta dubbi. Nella didattica del canto si utilizzano infatti numerose espressioni: voce di petto, voce di testa, falsetto, mix, voce piena, voce girata e tante altre. Ma che cosa indicano davvero? Qual è il modo più oggettivo per classificare i suoni emessi dalla nostra voce? Come scrive il Dott. Fussi:


la descrizione più comune del termine di registro è quella che identifica con tale termine un ambito di frequenze, cioè un gruppo contiguo di note, che possiedono uno stesso timbro vocale e in cui tutti i toni vengono percepiti come prodotti in modo simile.


Ma cosa significa “stesso timbro vocale” e “prodotti in modo simile”? I criteri per stabilire se un suono e un altro siano simili o differenti possono essere molteplici. Ad esempio si possono distinguere i suoni in base alle aree del corpo che il cantante sente maggiormente coinvolte nella loro produzione, oppure in base all’azione delle cavità di risonanza. Ecco perché nel tempo si sono diffuse numerose terminologie differenti, legate ad altrettanti criteri di classificazione.

Noi al momento useremo due terminologie di base: voce di petto e voce di testa. Perché sono i due registri che più usiamo anche quando parliamo e che, con semplici esempi di uso quotidiano, possiamo facilmente identificare e traslare nel canto.

Voce di petto: La voce di petto pura permette di produrre suoni di grande intensità a partire da un modesto sforzo alle corde vocali. A seconda della tecnica impiegata e dell'altezza a cui vengono prodotti i suoni, questi possono acquisire un colore particolarmente scuro, dal carattere enfatico e caricaturale. Musicalmente, è infatti generalmente utilizzata nella produzione di suoni gravi e intensi. Come lo stesso nome suggerisce, la voce di petto risuona nel petto.

Proviamo ad appoggiare le mani sul petto e a parlare. Cosa sentiamo? Una vibrazione nel petto? Ecco il nostro registro di petto, comunemente lo usiamo quando parliamo nella maggior parte delle conversazioni abituali. Se ora ci aggiungiamo il sostegno dato dalla respirazione diaframmatica e la mandibola rilassata verso il basso, così da avere più spazio nella cavità orale e dunque più risonanza, otterremo un timbro ancora più deciso e presente con uno sforzo inferiore. Prenderemo tutti questi fattori e anziché parlare, cantiamo un suono grave e/o comodo, che sta nella nostra confort zone: ecco il registro di petto nel canto.


Voce di testa: la voce di testa, insieme alla voce di petto è uno dei due registri vocali che consideriamo principali o di base e che anche un principiante può subito trovare. Il nome “voce di testa” indica la zona del corpo dove questa voce risuona e vibra maggiormente. Cantando in voce di testa infatti si ha la sensazione che la vibrazione del suono sia proprio all’altezza della testa mentre è completamente assente nel petto. La voce di testa o registro di testa, ha la sua zona comoda nelle note più alte dell'estensione e possiamo usarla tranquillamente e senza alcun pericolo per prendere le note alte che si trovano dopo il punto di passaggio, cioè dopo quel punto in cui la voce di petto si rompe e non riesce più a salire.

Usiamo questo registro quando parliamo? Si, quando giochiamo con un bambino oppure quando imitiamo la voce di un cartone animato o parliamo al nostro amico a quattro zampe! Proviamo a giocare, pensiamo di essere davanti ad un neonato, e facciamo "cucù!". Il timbro di voce diventa più leggero e sottile, gli zigomi sono sollevati, l'espressione del viso è quella del sorriso. Se ora ci aggiungiamo il sostegno dato dalla respirazione diaframmatica, mantenendo sempre il sorriso sul viso e gli zigomi alti, otterremo un suono di testa nitido con uno sforzo inferiore.


E il palato molle che fine ha fatto? Lo scopriremo il prossimo venerdì :)


Se ti è piaciuto, condividici sui social o tra i tuoi contatti. Iscriviti qui per ricevere la newsletter Music&More. Lascia una reazione, scrivici cosa ne pensi con un commento, quali sono le tue curiosità e se ci sono argomenti che vorresti trattassimo prossimamente. Ti ricordiamo che se hai voglia di metterti in gioco, i nostri cori a Roma, Bassano Del Grappa (Veneto) e Barletta (Puglia), ti aspettano: tutti, se lo vogliono, possono imparare a cantare in coro durante i nostri laboratori :)


A venerdì prossimo!

Music&More e Dario Dee

 
 
 

Comments


bottom of page